"La violenza sulle donne è antica come il mondo, ma oggi avremmo voluto sperare che una società avanzata, civile e democratica non nutrisse le cronache di abusi, omicidi e stupri."
-Helga Schneider
La violenza sulle donne è un problema serio e preoccupante che ha mostrato un aumento negli ultimi anni, diventando un argomento sempre più significativo. Le statistiche rivelano un aumento dei casi di violenza domestica, sessuale e molestie di genere in molteplici forme negli ultimi anni. Il grafico seguente mostra i tipi di molestia subita dalle donne e quante di esse chiedono aiuto:
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Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni: nel 2020 sono state l’11,8% del totale, contro il 9,8% nel 2019. Peggiora anche il bilancio delle donne con più di 55 anni: 23,2% nel 2020, 18,9% nel 2019.
Si parla spesso di cause ma per quanto riguarda l'abuso dell'uomo sulla donna è più corretto parlare di fattori di rischio.
Alcuni dei fattori che possono contribuire a rendere un uomo violento sono:
Quando si presenta una o più di queste condizioni, aumentano le probabilità che una donna possa subire violenza, sessuale e non.
L’omicidio è la prima conseguenza della violenza sulle donne. Donne che, fin troppo spesso, decidono di ricorrere al suicidio perché non riescono più a sopportare.
Il 42% delle donne oggetto di violenza ha riportato ferite e/o lesioni permanenti che hanno rovinato le loro vite. In caso di violenza sessuale, possono esserci altre gravi conseguenze: gravidanze indesiderate, aborti indotti, malattie sessualmente trasmissibili.
Tutto questo senza considerare le conseguenze di tipo psicologico: depressione, disordine da stress post traumatico, difficoltà a dormire, disordini alimentari, tendenze suicide.
E' possibile aiutare le donne vittime di violenza. Conoscere le cause del fenomeno è il primo passo. Ma non basta. Bisogna costruire “case sicure”, mettere in atto campagne di sensibilizzazione, dialogare con le istituzioni, e, soprattutto, far sentire le vittime al sicuro e farli sapere che esiste l'aiuto.
Giulia Cecchettin era una studentessa di ingegneria biomedica di 22 anni originaria di Vigonovo, in provincia di Venezia. Il 19 novembre 2023, il suo corpo è stato ritrovato vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. La giovane è stata uccisa con diverse coltellate alla testa e al collo. L’omicidio è stato commesso dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta, che ha ammesso di averla uccisa. Secondo le indagini, i due hanno trascorso il sabato pomeriggio in un centro commerciale, e la sera stessa, nei pressi dell’abitazione di Giulia, tra i due è scoppiata una lite. Giulia è salita in macchina, probabilmente costretta da Turetta, e pochi minuti dopo, una telecamera di videosorveglianza nella zona industriale di Fossò ha ripreso l’aggressione di Turetta ai danni di Giulia. La ragazza è scesa dall’auto in cerca di aiuto e ha tentato la fuga, ma è stata raggiunta da Turetta che, a mani nude, l’ha colpita e tramortita, caricando successivamente il corpo della 22enne nell’auto. Da qui inizia la fuga in auto di Turetta, che arriva al lago di Barcis, dove, secondo la ricostruzione degli inquirenti, vi è un buco di circa tre ore nei suoi spostamenti. È in questo lasso di tempo che il ragazzo si disfa del cadavere di Giulia . Turetta è stato arrestato e ha ammesso di averla uccisa.
La morte di Giulia Cecchettin ha scosso l’opinione pubblica italiana e ha esposto il tema della violenza contro le donne. La sua morte è stata coperta ampiamente dai media e ha suscitato empatia e preoccupazione negli italiani, infatti molta gente ha richiesto un maggiore impegno nella prevenzione e protezione delle donne vittime di violenza. La morte di Giulia è stata una tragedia, ma ha anche portato alla luce un problema serio e diffuso in Italia e in tutto il mondo.